ANNALISA MITRANO: Sulle tracce della poesia tra alchimie materiche e leggerezze dell’anima

“Scrivere è vedere l’alba
Dopo una notte di percezioni”
Donato Di Poce

Seguo il lavoro di Annalisa Mitrano da molti anni e resto sempre affascinato dalla sua capacità
CreAttiva di contaminare la poesia della materia con la leggerezza dell’anima e la bellezza della vita.
Infatti Annalisa sembra attraversare con leggerezza e consapevolezza sciamanica il dolore del mondo,
opponendosi con cuciture e suture della materia, ricucendo strappi, abrasioni, crepe, esfoliazioni come
un vero chirurgo estetico o esaltando trucioli, imperfezioni, colature, tracce di memoria e desiderio
sempre con delicatezza, voce sommessa e clamori estetici sulle tracce della bellezza e della poesia.
L’Arte crea un perfetto equilibrio in cui la materia si fonde con lo spirito. L’uomo/donna artista è
inoltre la perfetta manifestazione dell’Assoluto e di conseguenza l’opera d’arte è la prosecuzione della
creazione per cui la realizzazione dell’uomo è la creazione dell’assoluto filtrata attraverso quest’ultimo.
Con questa dottrina di Shelling, l’arte viene ad assumere un significato universale e totale in cui l’artista
crea ogni volta la sua visione del mondo, la sintesi tra consapevolezza e inconsapevolezza, tra conscio e
inconscio, tra reale e invisibile. In questa tensione e armonia ho sempre percepito il lavoro di Annalisa
Mitrano.
Da sempre, la ricerca della leggerezza e della trasparenza sono stati dei tentativi dell’uomo di superare i
limiti, di guardare oltre i propri orizzonti. Nel tempo la ricerca di leggerezza e di trasparenza non è stata
solo un’esigenza per un miglioramento della nostra vita quotidiana, ma ha fatto parte di un sistema di
valori che, come tale, coinvolge tutto (teatro, letteratura, arte, ecc. I termini leggerezza e trasparenza
sono il contrario di pesantezza e oscurità. E sono stati rari gli uomini e artisti che hanno saputo
perseguirla.

Il libro d’artista:

La leggerezza dicevamo è l’atteggiamento che hanno avuto grandi maestri del ‘900 come Calder,
Melotti, Klee, Mirò, Chagall grandi precursori e interpreti, ma che in Italia e soprattutto nelle donne
artiste quali Bentivoglio, Fioroni, Maria Pia Fanna Roncoroni, Fedi, Dossi, Squatriti, Boschi,
Corsitto, Scaccabarozzi, Izumi, Antonella Prota-Giurleo, Magnabosco, Verdirame, Schatz,
Carabba, Berardi, Iglesias, Cibaldi, Cavallo, meravigliose maestre e/o compagne di strada,
soprattutto nella costante attenzione alla poesia, che ha trovato nel libro d’Artista l’intermedia
congeniale, innovativo, combinatorio, alchemico, sperimentale, eretico, ed etico che ha fatto della
composizione estetica e opposizione civile, la piattaforma ideale per coniugare bellezza e senso civico,
segno e forma, materia e stile.
La peculiarità stilistica della Mitrano consiste a mio avviso in tre aspetti principali da aggiungere a quelli
della leggerezza e trasparenza: il primo è quello della contaminazione materica (Plexiglass e ferro,
terracotta e piombo, etc…), il secondo è l’inserimento della scrittura all’interno dell’opera (quasi
sempre brevi poesie o aforismi suoi o di altri autori tra cui mi onoro di essere stato inserito), il terzo è
l’elemento simbolico della cucitura o sutura di strappi, crepe, ferite, fenditure e solchi che
caratterizzano molti dei suoi libri d’Artista sempre più dei veri libri-oggetto o libri-sculture. Ne
risultano opere di grande impatto estetico ed emozionale sempre in equilibrio tra concettualità e respiro
materico, tra poesia visiva e libro oggetto.
La pittura/scultura ovvero la pittoscultura, ha caratterizzato i primi anni della sua ricerca, sin da
subito declinata verso l’astrazione geometrica, espressionistica e polimaterica, una sorta di
pittosculture, che vedeva nei colori prevalenti del bianco, nero e rosso tutte le potenzialità simboliche ed
evocative e i primi inserimenti del legno e plexiglass.
E se in queste opere c’è già in nuce l’dea della ricongiunzione e della sutura, successivamente si
prefigura la virata decisa verso la scultura, la materia e soprattutto l’Installazione, che permette
all’artista, da un lato di esplorare tutte le potenzialità materiche, iconiche e simboliche dei vari materiali
sempre in contrasto armonico tra loro, dall’altro di lavorare proprio nel profondo la materia,
evidenziandone il dissolvimento e le trasformazioni e dall’altra la bellezza del processo creativo
della trasformazione da materia grezza/naturale in oggetto iconico ed estetico. (Esemplare in tal senso
l’opera: “Dissolvimento della materia” del 2003, dove possiamo ammirare la compattezza del marmo che si
trasforma in foglia di terracotta, poi in lamine di plexiglass prima traslucido e voi trasparente, quasi
evanescente fino al dissolvimento finale.
Installazioni: Un particolare attenzione meritano le Installazioni di Annalisa, veri congegni come
direbbe Le Corbusier a “reaction poetique” ma anche strutture alchemiche di rara intensità, (si veda l’opera
Alchimia del 2018, in cui da un imbuto/nuvola in plexiglass fuoriesce un filo che si trasforma in sfera
dorata adagiata su un labirinto bianco su fondo nero, un vero altare di trasformazione alchemica della
materia.
Ma è anche il tempo delle Esfoliazioni materiche e delle denunce civili “Donna del Bangladesh” del 2010.
Ma tra i lavori più interessanti e innovativi sia esteticamente che eticamente dobbiamo citare almeno:
“Racconti svelati” del 2003, “Il principio “del 2013, “La porta stretta” del 2013, “I ritmi del tempo” del 2017, “la
grande madre” del 2017, tutti caratterizzati dalla verticalità di una struttura in ferro o una scala finestra
tridimensionale che contiene fogli di terracotta bianca, oppure palline di rame o rami di plexiglass che

terminano a terra su una struttura circolare. Ma i due capolavori assoluti sono a mio avviso “Lievito per
la mente” del 2013 realizzato per l’EXPO 2015 che ci fa vedere libri su libri di terracotta refrattaria bianca
legati da un filo nero con base in piombo e superfice plexiglass trasparente, e “La torre degli sguardi” del
2021, caratterizzata da una serie di strutture cubiche sovrapposte in ferro che contengono lastre di
sguardi disegnati su plexiglass, che interpreta uno dei sette vizi capitali come “l’invidia” che vede e
osserva e si logora nello sguardo colpevole e accusatorio, indagatore e ossessivamente pluridirezionale.
Lo sguardo d’insieme di questi lavori, fa emergere un’artista di grande forza espressiva unita a una
delicatezza d’animo ed estetica di rara bellezza e sicuramente non adeguatamente riconosciuta per il suo
immenso valore artistico dal mondo dell’Arte. Merita certamente la nostra massima attenzione e stima,
nonostante l’invisibilità e lo strabismo del sistema dell’Arte.

TRA CORPO E ANIMA
Per Annalisa Mitrano
La vita è un silenzio scritto
Tra corpo e anima
Un respiro sospeso incatramato d’amore.
La vita è una muffa appesa
Alle radici del cielo
Una tartaruga in letargo nell’ eremo.
La vita è una goccia di rosso sangue
Che cade dal cuore nero dell’Arte
Una pietra rigata dal dolore.
La vita è un destino di cenere
Una lacrima del tempo
Che scava interstizi di vuoto.
La vita è un triangolo rosso
Che galleggia sui mari della solitudine
Un cuore di vetro
Che scava interstizi di luce
Tra corpo e anima.


Donato Di Poce
Milano, 19/03/2021