Alberto Gallingani - Oltre l'astrazione

IL MIDOLLO DEL LEONE
Per Alberto Gallingani
Siamo coriandoli lanciati nel vuoto
Attimi colorati di gioie dimenticate
Tra i rigagnoli di un carnevale folle
Ma negli occhi resta leggera
Una cometa di felicità
Una matrice di storia colorata
Accarezzata dal vento
Mentre il tuo cuore accumula
Polimateriche assenze e invisibili distanze
E geometrie utopiche indicano la via futura
E nel tuo cuore ruggisce possente
La grazia di un poeta
Che attraversa la Storia
Col midollo da Leone.

Milano 02.03.2017

 

per Alberto Gallingani

“Il triangolo è l’anima della forma

Che danza nel cuore degli scultori

L’ossimoro stilizzato di un’astrazione realista.”

Per comprendere in pieno il percorso innovativo e rivoluzionario della scultura di Alberto Gallingani, (una di quelle figure d’artista totale che impongono una riscrittura della storia dell’arte contemporanea, se non altro nel campo della scultura), bisogna fare un passo indietro e precisamente sino al 1969 quando Alberto redige ilManifesto della Pittura di Nuova Realtà, in cui si sofferma in particolare sul concetto del rinnovamento dell’arte generata ora da una “ansia di verità”, da una necessità di evidenziare l’importanza dei contenuti e della storia per mezzo dell’arte intesa come nuova condizione morale, in grado di intervenire in maniera sostanziale nella realtà, tutte istanze poi confluite nel 1972 nel “manifesto di morfologia costruttiva..”

Riporto a titolo esplicativo un recente post su un social network di Gallingani.

 “Gallingani- Arte astratta tridimensionale

                                                                                                                          … nessuna polemica, è storia!!!
1972 – L’arte astratta in Italia, in Europa, nel Mondo era quasi tutta bidimensionale, con oggetti di varia natura applicati sulla tela che non cambiavano la natura analitica del suo essere. (esclusi gli artisti che si riconoscevano nella rivista Azimuth che aprono un altro fronte!). Erano anni di grande impegno ma i contenuti non andavano oltre un formalismo legato ai materiali, alle forme di movimento ottico o tecnologico, alla geometria, ai rifugi e riti della gestualità intima fino alle superfici segniche che rimandavano solo a se stesse. Nessuno si accorgeva di ciò che accadeva nel mondo. Morandianamente silenti! A Firenze, nel 1972, c’era chi si faceva carico dell’innovazione del linguaggio astratto rendendolo tridimensionale, drammatizzando il segno e il colore rendendoli oggetti fisici, espressioni politiche del tempo in movimento. L’arte non era più rappresentazione ma accadimento.
P.S. Naturalmente questa è una grande sintesi di ciò che accadeva in quegli anni ma significativa per avvalorare dei fatti fin qui mai discussi o indagati! Vinicio Berti – Alberto Gallingani” .

 

Il superamento della figurazione rappresenta del resto un decisivo elemento di rinnovamento della scultura del sec. xx. Fin dal 1914 V.Tatlin monta frammenti di legno, di vetro e di metallo che non rappresentano altro che forme materiche nello spazio: materiali reali in uno spazio reale; la forma di ogni parte del rilievo deve corrispondere alla sua finalità strutturale, secondo quella che egli stesso definisce una «cultura dei materiali».

La tendenza astratta si afferma in Italia nel corso degli anni ’30, anche se la sua prima apparizione si può scorgere nelle opere e nella pubblicistica dei futuristi. Infatti già Boccioni nel 1910 formula in una lettera per la prima volta l’ipotesi di «arte astratta italiana» e, piú decisamente nel Manifesto della Ricostruzione Plastica dell’Universo del 1915, Balla e Depero parlano di stile futurista come «astrattismo complesso plastico-rumorista».Intorno al 1913 Boccioni tenta di realizzare le proprie ipotesi di resa dinamica ed emozionale dell’immagine in quadri quasi interamente non figurativi.
Questa breve digressione storica serve a chiarire la pratica fondamentale dell’assemblaggio costituita da due elementi fondamentali nella scultura di Albero Gallingani: Le Forme materiche nello spazio e l’astrattismo complesso, che ereditati da Tatlin e Boccioni, Gallingani sviluppa in chiave geometrica neocostruttivista e cosmoteandrica mettendo insieme nelle sue sculture il divino, il quotidiano e il cosmico. E lo fa con una texture dadaistica(la matrice del giornale) ma usata in chiave storica anziché ludica, e un costruttivismo geometricoe simbolico(il triangolo) polimaterico che rimanda sia al”Cuneo rosso “ di El Lisickij, che a”Linee forza del pugno” diBoccioni.

 

Ma Gallingani è attento e aperto a tutte le suggestioni e INNOVAZIONI soprattutto formali delle Avanguardie Storiche e dei movimenti più innovativi dell’arte contemporanea e studia con attenzione le teorie del Bauhaus, le accumulazioni di oggetti degli esponenti del Nouveau Réalisme, gli assemblamenti di Arman e L. Nevelson e gli Hand mades surreali di Sergio Dangelo, ma più per distanziarsene che emularli.

 

Gallingani è estraneo anche al lirismo di Calder e Melotti essendo forte in lui una componente espressionista che intende la scultura come una pittura tridimensionale polimaterica( forse guarda più a Mondrian, Albers,Vedova, Mastroianni, Giò Pomodoro, alla loro energia vitale estetica e sociale che trabocca dalle opere).

E più che al senso aptico, Gallingani guarda all’aspetto costruttivo, morfologico, etico, concettuale  e sociale dei suoi microcosmi espressivi carichi di memoria e desiderio, energia creattiva e matrici storiche, segniche e morali che lo portano a realizzare nel cuore di un ossimoro creativo le sue sculture che tracimano astrazione realista.

 

Gallingani dice No all’estetismo e citazionismo , Si ad un’estetica nuova, legata alla vitalità espressiva e storica di una creattività simbolica e poietica. Se la Pop Art rappresenta il regno del VEROSIMILE, l’arte totale polimaterica (legno, foto, gesso, pastelli, carta pesta etc…) di Gallingani ripropone la verità storica delle sue sinestesie polimateriche e policrome. Gallingani ci propone una scultura come teatro ontologico, come un altare sacrificale, le sue opere sono delle preghiere aniconiche che traboccano esperienze cosmoteandriche.

 

Da qualche tempo, sia alcuni lavori pittorici che le recenti sculture, sono denominate con la sigla AGN, seguita da una sequenza alfanumerica, come a indicare un referto, un inventario di catalogazione interiore di ciò che non può più essere semplicemente rappresentato, ma che l’accadimento interiore cristallizzato nell’intuizione dell’artista e nella materializzazione dell’opera deve essere nominato, catalogato, al di là di qualsiasi interpretazione simbolica o metaforica.

Questa nominazione che arriva dopo gli importanti cicli di “Geometria utopica” del 1973 e “Lettere da Berlino” del 1982-1986, e le sculture ambientali “Incombenti Realtà” del 2010, apre un nuovo ciclo espressivo dell’artista, che anche nella denominazione dell’opera, con gusto giocoso neodada, opera l’ennesima desacralizzazione dell’aura dell’artista e delle sue facoltà metaforiche, simboliche, sciamaniche, a favore di un dettato interiore spersonalizzato e utopico, che lascia completamente a chi usufruisce dell’opera la completa relazione semantica, iconica, estetica, realizzando la rappresentazione attiva e sinergica di un teatro ontologico attivo tra l’artista, l’opera e lo spettatore.

 

Le recenti Sculture di Gallingani sono microcosmi trascendentali,  bozzoli di reverie, delleaccumulazioni estetiche di concetti e  detriti di strumenti geometrico-artistici su uno sfondo storico di memoria collettiva, alfabeti polimaterici e policromi indecifrati e invisibili di vita interiore, estetica e sociale, passata, presente e futura. Da un punto di vista formale e stilistico ci sono delle costanti che caratterizzano il suo lavoro come le linee, frecce, il giornale, il movimento , la parola, e soprattutto il triangolo, come indicazione di un ritorno all’unità primordiale e di volontà creativa e rigeneratrice, cuneo del presente verso il futuro, strumento di illuminazione, cambiamento e potenza primordiale(il fulmine).

 

Il significato del Triangolo come grembo rigeneratore della Grande Dea rappresenta il più antico utilizzo di un simbolo finora conosciuto, provenendo dal Paleolitico.

“Il triangolo è l’anima della forma

Che danza nel cuore degli scultori

L’ossimoro stilizzato di un’astrazione realista”.

Poligono di tre lati, quindi con tre vertici. Il simbolismo universale del Triangolo si ritrova in tutte le tradizioni, è la manifestazione del ritorno all’unità primordiale. Il Triangolo si ricollega alle varie simbologie del ternario. Esprimeva prevalentemente sia l’idea della divinità, riscontrabile nel simbologia della trinità, sia l’idea dell’ascesi dell’uomo verso la trascendenza divina, l’Universale. Quindi il microcosmo che si innalza verso un macrocosmo e viceversa, cioè la protezione Divina (o delle potenze celesti) sul caos magmatico della materia, verso l’umanità e la natura.

 

Queste sculture di Alberto, ci suggeriscono e ricordano quattro cose fondamentali:

  • La scultura è un medium estetico innovatore
  • La scultura è una forma dinamica creatrice di nuova astrazione realista
  • La scultura è una cometa simbolica, percettiva e relazionale
  • La scultura è un feticcio sciamanico propiziatorio e liberatorio

L’operazione artistica innovativa di Gallingani è semplice: nell’epoca dell’iconologia digitale, virtuale, lui oppone una praxis e un valore della contaminazione polimaterica, la memoria dell’invisibile e del potenziale, una fenomenologia dell’ibrido, un feticcio semantico per la costruzione di nuovi sensi e significati.

La sua apparente desacralizzazione dell’oggetto artistico(titoli come referti catastali, lo scarto e l’effimero che diventano liturgia morfologica), non è una destrutturazione iconoclasta come potrebbe sembrare a uno sguardo superficiale, ma una costruzione ontologica che va oltre i riti dell’icona, del bozzetto o del prototipo. Gallingani propone i suoi reperti post sismici, e offre i suoi semi cosmoteandrici, l’idea della complessità strutturale, le matrici sinestetiche da percorrere e sperimentare oltre i manierismi e i gesti provocatori delle pseudo avanguardie.

Gallingani cerca e trova la genesi formale dell’informe, l’ibridazione dinamica, il tempo dell’assoluto,l’astrazione realista, il respiro di un’umanità che vuole fermare e vivere secondo canoni di una nuova realtà. Non è l’artista o il gesto che conta, ma le energie segrete della materia e dell’opera, con le sue potenzialità infinite e invisibili di medium estetico.

L’opera, in Alberto Gallingani, non è considerata un banale e mercificato oggetto estetico ma un reperto ontologico, in cui leggere e vivere le stratificazioni di senso, in cui il soggetto vero della sua Arte è la GENESI la rinascita di un’empatia cosmica che porti il fruitore dell’opera da uno sguardo retinico a una relazione umana deflagrante in una reverie estetica plurisensoriale, che crea accadimenti, con la grazia di un poeta che attraversa la storia col midollo del leone, che cerca e trova nella simultaneità onirico esistenziale nuovi simulacri d’utopia e nuovi orizzonti di possibilità.

Alberto oltre che grande artista si rivela come un fuochista incantato che continua a scavare sotto la cenere per trovare e donarci ancora la brace della bellezza e i tizzoni ardenti di creattività che scaldano il cuore dell’umanità e ci lasciano intravvedere una luce futura di senso oltre i bagliori fumanti della distruzione della nostra civiltà.

Milano, 18/03/2017