Betty Zola - Le sacre inquietudini

PAGINE D’ACQUA

A Betty Zola

Pagine d’acqua ghiacciate nell’anima
Si alzano a strappi invisibili d’amore
Come scaglie di luce nel buio
Riverberano nei tuoi occhi
E la notte cullò il vento
In attesa del tuo respiro.

Ma tra le crepe della vita
Una lacrima arrugginita
Stilla sui capezzoli della notte
Fragranze di vite vissute a sognare
Tra carezze oleose e respiri di carta d’oltremare
A scrivere, pensare e accartocciare verità ferite
E foglie di ruggine innamorate di futuro.

Poi d’incanto il vento portò
La grazia della leggerezza
Di orizzonti ignoti dentro il nero
Di un’anima ferita, appesa alla gabbia dorata
Di libertà e visioni negate
A un’anima che cercava la grazia di suture
Tra garze incatramate d’incanto
E reliquie postume di vite bruciate
Della vita non restano che sudari
Di bellezza svelata al dolore.

 

Questa mostra a Monza di Betty Zola, artista Biellese contemporanea tra le più interessanti e intense, restituisce in pieno il senso del suo operare artistico che da qualche anno si è andato sempre più delineando ed affermando almeno per quel che vedo in due o tre direzioni poetiche di grande interesse ed intensità.

Penso al senso di leggerezza che emanano i suoi lavori specie le sculture in cui riprende la lezione di Melotti e Calder, alle sperimentazioni e stratificazioni con e sulla materia(carta, ruggine, panneggi) che dimostrano quanto abbia assorbito la lezione di Anselm Kiefer, al senso del sacro delle sue composizioni, installazioni, scenografie e taccuini d’artista (sudari di bellezza), che ci testimoniano il suo senso per la sacralità del gesto artistico pregno di tutte le sue valenze simboliche, cromatiche, catartiche e creAttive che Louise Nevelson ha rivelato a tutti soprattutto con le sue installazioni e i suoi monocromi neri(colore non colore molto amato da Betty Zola).

Insomma la nostra artista ha la capacità di proiettarci nel suo mondo incantato ma pieno di inquietudini sacre che liberano, che abbracciano le nostre inquietudini e le cullano in un universo essenziale, puro e delicato e che il suo medium sia una scenografia, un libro d’artista pulcino elefante o un taccuino d’artista, nulla toglie alla sua forza espressiva libera e innovatrice.

Betty Zola, donna colta e sensibile, infaticabile frequentatrice di mostre d’arte contemporanea, musei e libri, è aperta alla contaminazione dei linguaggi culturali e alla sperimentazione tipica delle migliori avanguardie del ‘900 e non si sottrae al confronto stilistico-poetico con i suoi colleghi, e prova ne è la sua partecipazione a numerose collettive in giro per l’Italia e il rapporto costruttivo e privilegiato con poeti e personaggi della cultura contemporanea come Alberto Casiraghi, Nicola Frangione, Adriano Pasquali.

Questi lavori affascinano per la loro poesia e purezza, il loro incanto per la vita e la bellezza, che fa della nostra artista, una piccola Alice nel paese delle meraviglie, incantata di fronte alle meraviglie dell’arte e della natura di cui raccoglie e ci mostra persino le ceneri, i sudari e le ruggini che restituiscono un senso di grande intimità e umanità insieme.
Questo suo pensare e fare della marginalità materica, elevata a sacro strumento di comunicazione artistica, l’effimero che diventa assoluto, il banale quotidiano che diventa sacro, le tracce del valore d’uso che diventano matrici di nuovi percorsi, ce la fa amare particolarmente in opere come Rimorso postumo, Teatrino delle illusioni, Va tutto bene, Autunno, I Had a dream, Rusty Soul.

Una segnalazione a parte meritano i lavori dedicati all’Anima ( Anima, Anima arredata, Anima II, Anima III, Anime perdute, Inferno nell’Anima, L’Anima mia è un sepolcro, Imprisoned), in cui soggetto e titoli sono espliciti e illuminanti di un percorso interiore che esplode in una carezza dei sensi, un atto d’amore e di devozione veramente sacrale che svelano le sue inquietudini come preghiere annodate al tempo con fili di ferro, chiodi e ruggine e panneggi come sudari stesi a nascondere dolore e suturare ferite esistenziali, storiche e poetiche.

Le Scatole (Magic Box)di Betty Zola sono un altro dei medium artistici privilegiati che l’artista utilizza, e tratta come reliquie postmoderne, vediamo infatti (Tabernacle du Calvar, Anime perdute, Autoritratto, Danseuse Etole, Close to me, Slice of life, Waking dreams,…)spesso in cartone ma anche in legno, contengono insieme ad olii esausti, quasi metafora dell’anima sporcata dalla vite inconcluse, raccoglie la lezione in parte ai teatrini-presepi di G. Fioroni, in parte i teatrini materici di F. Melotti, e i parte le scatole di J. Cornell, altri tre maestri della leggerezza, ma hanno una forza e un’energia propria, sono depositi esistenziali e sognanti allo stesso tempo, leggeri e materici, simbolici e sacri. Si vedano ad esempio l’opera Teatrino delle illusioni e Slice of life).

Nell’ Arte di Betty Zola, c’è qualcosa di sacro, e tutte le sue opere sono un sudario materico che trasuda grazia…le sue scatole sono alcove e nidi metafisici e surreali, dove i suoi reperti ( croci, catene, punti metallici, chiodi, carte, catrame, stoffe, garze, cenere etc…) creano una danza cosmica, una teca di reliquie dell’effimero, e dell’inqietudine in cerca del loro riscatto, della loro libertà ed utopia.

Le sue opere sono modernissime e comunicano spesso un’assenza, un vuoto incolmabile, eppure nella sua dissoluzione, la materia diventa evento e simulacro dell’arte, un’antiestetica fondativa e rigenerante, un’anti mimesis fondante di una nuova estetica della creAzione.

Entrare dentro le sue piccole trasgressioni estetiche, ci fa entrare dentro un mondo nuovo, un microcosmo pieno di grazia ed empatia con le cose, dove le impronte del vissuto diventano stigmate dell’essere, lacrime scolpite nella polvere e nella cenere e dove il dolore e la morte sono solo un transito dell’inquietudine che cerca e trova la sua redenzione nel bello, nel vero, nel nuovo.

Nelle sue opere si avverte pienamente un’intimità che diventa respiro cosmico, l’autoreferenzialità svanisce in una danza estetica dell’inorganico, forma e segno sono piegate alla grazia di un gesto estetico creatore e rinnovatore e il pensiero estetico diventa un pre-linguaggio al servizio della verità e della purezza simbolica, dove tra linguaggio e bellezza transita il sublime, il gesto, la forma, il colore e l’emozione.