Bruno Freddi - L'amore oltre il muro

“Non può dedicarsi alla propria immaginazione

Chi ha smarrito il senso della realtà

Chi non sa vedere nelle realtà

Lo specchio infranto di ogni immaginazione

L’accumulo dimenticato e silente della bellezza ferita

E di un’opera incompiuta”

 

La scorsa estate ero andato a trovare il mio amico Alberto Casiraghi e tra un pensiero e l’altro sulla poesia e sull’arte, ad un certo punto la mia memoria mi fa citare un affresco visto in paese (Osnago) dove era ritratto Alberto, lodando l’artista pur se ignoravo chi fosse.

Allora Alberto mi disse…ma è Bruno Freddi vive qui a Osnago…allora chiesi di incontrarlo e Alberto mi accontentò. Mi ritrovai nel giro di pochi minuti nell’Atelier di Bruno Freddi.

Quale sorpresa e meraviglia si presentò agli occhi miei e della mia amica che andando via piangeva dalla gioia e dalla commozione di tanta bellezza.

Ci furono tre cose che mi colpirono immediatamente di Bruno Freddi. La prima cosa è la sua poliedricità creAttiva(pittore, scultore, uomo di teatro, operatore culturale,maestro di yoga, performer e ideatore della rassegna Biennale LA VOCE DEL CORPO, apertasi nel 2016 anche alla Street Art), la seconda la sua conoscenza delle arti, religioni e cultura orientale(Yoga e Tantra in primis), la terza la sua semplicità e naturalezza(tipica dei GRANDI) che mi ricordava molto Bruno Munari.

La visita nell’Atelier si trasformò in uno di quegli incontri che ti cambiano la vita e ti riconciliano con il mondo. Dopo ore di racconti, aneddoti, spiegazioni, mentre curiosavo e fotografavo in ogni angolo dello Studio e spulciavo tra carte, disegni, quadri, sculture e specchi, Bruno sempre paziente, calmo e sorridente riversava pensieri sull’arte e la vita, il tantra, la scultura, il teatro Butoh.

Ecco in sintesi come lo descrive il maestro in una recente intervista”… il Butoh, una disciplina contaminata, tra danza e arti figurative. I danzatori di Butoh rimangono sempre legati alle tradizioni. Il Nō e il Kabuki (teatro tradizionale giapponese, n.d.r.,) restano nei volti bianchi e nei canoni precisi da rispettare, ma ci sono delle “impennate”, e questo uscire dai canoni diventa il Butoh. I movimenti dei ballerini diventano più lenti, i loro corpi nudi sembrano quasi delle sculture. Dando possibilità al pubblico di vedere il personaggio fermo e nella terza dimensione, come in una scultura, si rimarca il legame molto stretto con le arti figurative….”

 

Freddi eccelle nell’affresco, nella pittura polimaterica e nella scultura polimaterica, ma si può dire che la sua ossessione artistica sia il corpo, la bellezza, l’amore (emblematici lavori come Adamo ed Eva, Il muro dell’Amore, Il Bacio, Il muro del tantra), dove l’artista indaga le valenze tantriche, arcaiche e cosmiche dell’amore.

In opere come” il muro dell’Amore”, l’amore danza con il suo corpo, il suo respiro cosmico, i segni arcaici che la sua anima si porta dentro da bambino quando vide il muro della sua casa bombardata. La materia e il colore si uniscono e si sedimentano sulla tela stratificandosi in zolle materiche e astrazioni mistiche, e il muro distrutto diventa matrice d’energia rigeneratrice.

Catarsi è una parola chiave nella ricerca e nel lavoro di Freddi. Le sue parole, azioni e opere sono catartiche, liberatorie e salvifiche, rigenerano mondi ed emozioni sconosciute e sopite, scardinano pregiudizi, offuscano falsi clamori e celebrano la vita nella sua essenza più intima e cosmica insieme. Nelle sue tele sangue, aurore , volti e corpi si uniscono per una redenzione dell’anima, per oltrepassare orizzonti e confini dell’invisibile.

Altre parole chiave per Freddi sono contaminazione ed espressione, di linguaggi, di stili e di culture che l’artista opera nel suo lavoro in modo armonioso e sorprendente, innovativo e classico insieme riuscendo a fondere classicismo e innovazione, oriente e occidente, materia , segno, colore e parola che in lui diventano puraespressione, teatro ontologico e pura relazione d’amore universale.

Se le sue espressioni  artistiche sono state diverse, arte orafa, affresco, pittura e scultura polimaterica, performer, e la sua matrice operativa e simbolica è stata il muro (che rappresenta per il nostro artista tante cose come: matrice di storie, traccia di ricordi, simbolo di un limite e di un altrove da abitare, lavagna di giochi d’infanzia, tavolozza arcaica e primordiale, Tavolozza grezza su cui lasciare i segni e le tracce della storia personale e collettiva),  il tema per eccellenza da lui rappresentato è il corpo, l’amore, l’armonia cosmica. E lo ha fatto partendo dai detriti e pezzi di muro recuperati e/o dipinti, con i gioielli, gli affreschi, i collages, le pitture e sculture polimateriche( vedi lavori emblematici come Muro dell’Amore, 2010; Muro Surreale, 2008; La musa, 2008;Muro incluso, 2011).

E’ ossessiva ed evidente in Bruno Freddi la ricerca del principio primordiale, della traccia vitale, dell’energia cosmica presente nel corpo e nella materia e che la cultura tantrica a cui Bruno fa espressamente riferimento, esprime mirabilmente. Al caos esistenziale che ci circonda e ci opprime, Freddi oppone l’energia psichica e materica della sua arte. Il suo voler essere nel profondo della natura e delle cose diventa un abbraccio collettivo infinito, un meraviglioso strumento di creazione empatica. L’Amore, in tutte le sue declinazioni e manifestazioni, è la libido cosmica della poetica dell’artista, l’invisibile tocco di magia rigeneratrice e purificatrice. L’artista diventa un corpo di luce e un’anima tridimensionale, che attraversa la sua ombra per donarci emozioni, eros, riflessioni materiche, divine e cosmiche. Infatti in una sua poesia Bruno scrive: “…eppure cosa farei/senza quell’ombra/che ridimensiona la mia anima.”

Un’attenzione particolare e una sottolineatura del valore innovativo e sperimentale merita a mio avviso la scultura polimaterica e policroma di Bruno Freddi, in cui la materia diventa da una parte il teatro relazionale, il pretesto neocostruttivista per un teatro alchemico dell’eros( vedi “Muro e figura”, bronzo del 2003; Vergini allo specchio”, Bronzo e acciaio, 2003; Shivalingam, legno e bronzo, 2003; Il Bacio, Bronzo, legno e colore, 2003; e dall’altra una matrice generatrice di senso tra astrazione e realismo, arcaico e realtà, materia e colore, bozzetti di ricerche ancestrali, e teatrini della memoria, scenografie materiche miniaturizzate per appunti iconici-aniconici(si vedano a titolo esemplificativo le opere: “Bozzetto per Rosso”, bronzo,ferro,legno,gesso,tela e colore, 1998; “La fuga dal sogno” Bronzo,mattone, gesso e colore, 2000; “Masolino tantrico”,bronzo,legno e colore, 2000; “Terra Rossa”, bronzo,legno, tela, 2005; “Ho appeso la luna al chiodo”, bronzo, legno e colore, 2006;”Appunti”, Bronzo,ferro, carta, 2007; ) in cui è evidente l’aspirazione aun’arte totale e creativogenetica, in cui il dialogo e la contaminazione tra materiali diversi, idee, riferimenti culturali e germinazioni intuitive di un respiro desiderante sono evidenti, un respiro che si fa corpo e visione, materia e voce dell’invisibile che vuole fermare il tempo per un ultimo sorriso all’umanità, un ultimo gesto d’amore alla natura.