Gaetano Orazio

I grandi artisti fanno una sola cosa
Restano bambini tutta la vita
Gli altri diventano pittori giocando a fare gli artisti

Gaetano Orazio è l’unico Artista contemporaneo che ha la capacità di proiettarmi in un mondo estetico, filosofico, umano e poetico insieme. Eppure è un maestro dell’uso emozionale del colore…La sua poetica mi rimanda immediatamente a Van Gogh e Eraclito che avevano capito prima di tutti che l’uomo è il risultato del suo vissuto, delle sue esperienze e alle letture e assimilazioni teoriche e poetiche del trascendentalismo di Emerson e Turow, attualizzati però in una personalissima chiave di lettura esistenziale e poetica.

E nel caso di Gaetano ovviamente non s’ intende solo la sua vita quotidiana di uomo, poeta, operaio e artista insieme, ma quella emozionale ed estetica. Orazio è un uomo che pensa e fa pensare e lo fa in modo tellurico e trascendentale insieme. Prima di ogni cosa di lui viene da dire “Che bella persona” e si è circondato di una bellissima famiglia e bellissimi amici e vive in un bellissimo Atelier ricavato da un vecchio capannone industriale della Brianza, che è diventato il suo rifugio CreAttivo e relazionale con sé e il mondo e ne consiglio vivamente una visita. Gli Atelier degli artisti ci dicono e ci fanno scoprire molto dell’Artista, dei suoi segreti e delle sue memorie, delle sedimentazioni e dei ritorni, della tecnica e modus operandi. Anzi oso affermare che è più importante visitare(vivere) un Atelier che una mostra o un catalogo dell’Artista. Personalmente ho sempre capito e amato un artista solo dopo aver visto e spesso fotografato il suo Atelier.

Gaetano Orazio è un artista libero, grande e complesso che sfugge alle facili etichette e ai tentativi dell’industria artistica di classificarlo, catalogarlo, omologarlo. Tra i pochi contemporanei a saper utilizzare magistralmente vari registri stilistici e padroneggiare tecniche e materie tra le più innovative e sperimentali, di saper essere classico e contemporaneo insieme, di saper armonizzare figura e astrazione.

Gaetano pur avendo fatto numerose e prestigiose mostre tematiche e Antologiche, è cantore di un mondo contadino, operaio, estetico e lirico e pur avendo collezionisti consolidati come Gianpaolo Cagnin, è e resta un anacoreta estetico come ha ben compreso uno dei suoi massimi estimatori come il critico Philippe Daverio che ha curato per lui tre mostre personali.

Infatti a un primo sguardo d’insieme dei suoi lavori, anzi direi del suo sonnambulismo creativo, cogliamo incantesimi, presenze osmotiche Magrittiane che pervadono il suo surrealismo visionario, uno sperimentalismo ossessivo quasi ipnotico, una comunicazione iconica e aniconica quasi catartica, un’immersione nel mondo naturale e poetico di rara purezza.

Tutto nel solco incessante, contaminante, della poesia di cui Gaetano è interprete originale e profondo non solo in varie raccolte pubblicate, ma anche con amicizie e frequentazioni/confronti costanti con altri poeti, (ricordiamo Conte, De Luca, Cucchi e Magris), con il suo atteggiamento esistenziale di vera osmosi poetica con la vita, che riversa poi nelle sue tele che risultano vere presenze di vissuto esistenziale ed estetico, voragini di poesia in cui perdersi e ritrovarsi, ectoplasmi di senso e dissenso.

L’atteggiamento verso la materia e i colori è addirittura religioso, liturgico, alchimistico, la materia e il colore diventano nelle sue mani strumenti e medium di bellezza, emozione materica( ridando vita a porte, finestre, pallets industriali, tronchi d’albero, manichini etc…), in una sorta di cannibalismo estetico che tutto divora e tutto trasforma, ridando vita all’invisibile, in una vera osmosi emozionale e materica, oserei dire che ogni quadro di Orazio è insieme un esercizio di libertà e una vera lezione di empatia cosmica, indizio di una poetica esperienziale e amniotica, riuscendo tra i pochi ad essere lirico e irriverente insieme.

Ulteriore testimonianza di questo rapporto intenso con la poesia sono anche le numerose edizioni fatte in collaborazione con vari poeti per le edizioni Pulcinoelefante, caratterizzate proprio dall’insieme di un testo poetico e un’opera d’arte, lavori in cui Gaetano non si è mai risparmiato o giocato al ribasso, anzi la piccola dimensione dei lavori ha scatenato la sua CreAttività, realizzando ogni volta dei piccoli capolavori originali.

E questo discorso ci introduce ad un altro elemento sempre presente nei suoi lavori: l’Acqua e il suo mondo animale e paesaggistico…salamandre, pettirossi, pesci e rocce, foglie, tronchi, torrenti, boschi( nella sua declinazione Brianzola) che l’artista ha eletto a suo paradigma espressivo e immagine esemplare. ( Si vedano ad esempio gli straordinari cicli pittorici di “Martirio di Gioia” e “Come la neve sui pomodori ).

Già i titoli di queste mostre rivelano molto del suo modo di essere e intendere l’arte e cioè ossimorica e naturale, in cui cerca la conciliazione degli opposti e canta la semplicità dell’uomo, della sua solitudine cosmica e allo stesso tempo il suo legame con il territorio e la natura( e qui ricorda l’atteggiamento poetico-esistenziale di Withman delle foglie d’erba). “Quanta acqua c’è in una lacrima/e quanta memoria su queste dita bagnate”…sono versi di Gaetano Orazio del 2010.

Una segnalazione tra le righe ai cultori dell’arte di Gaetano Orazio, è di non farsi sfuggire i titoli delle sue opere, non solo chiarificatori dell’opera stessa, ma spesso dei versi nascosti o camuffati da titoli di opere ( Esempio: “Altitudine”; “E navighi in ciò che vedi”; “L’Angelo che ti segue”; “Fiato alle mani”; “Con le parole non riesco” etc…).

L’Uomo, La figura umana è un’altra delle presenze costanti nel suo lavoro. Figure oniriche e siderali, ombrose e acquatiche, catramate e trasparenti, in cerca di un senso, una luce, un perché…una presenza assenza in dialogo con la solitudine del mondo e la sua solitudine interiore, quasi a colmare un abisso di sguardi, presenze, carezze, riconoscimento e ricerca di contatto con l’altro, una testimonianza di una stessa condizione e passaggio sulla terra.

Figure solitarie o accompagnate dalle proprie ombre e fantasmi, figure che nuotano ma che più spesso camminano o fluttuano nell’aria con una forza struggente e malinconica che prima di Orazio solo Giacometti era riuscito ad esprimere. Nessuno come lui ha saputo esprimere la forza dell’Uomo come migrante e passeggero della terra. ( Si veda uno degli ultimi lavori intitolato Commemorazione…l’uomo fluttuante nell’azzurro che si interroga e si specchia nell’acqua senza narcisismo solo cercare sé e l’altro).

Ho cercato di sintetizzare questa poetica con questa poesia:

L’UOMO COSMICO a Gaetano Orazio

A grandi bracciate nel buio
Sono salito su un carro stellare”
Dicevi sereno nuotando tra le stelle.
Mentre il tuo respiro di poeta
Restituiva microcosmi, ectoplasmi cosmici
E la tua mano sapiente d’artista
Creava l’uomo cosmico.

L’Alieno che tutti vorremmo incontrare/essere
Portatore di luce e d’azzurro
Camminatore solitario di sentieri sconosciuti
Che cerca e trova l’anima di un padre.

Ma forse eri solo il riflesso d’una stella
L’esplosione di un Big-Bang d’amore
Un Ectoplasma colorato del buco nero della Storia
O solo lo specchio d’una solitudine cosmica
Che va incontro al nostro destino
Di uomini fragili, cosmici, stellari e soli.

Ricordiamo che l’Azzurro è il colore principe di Orazio, è il colore dell’acqua e del cielo che domina le sue tele, dei pesci e delle cicorie che insieme al nero catrame caratterizza i lavori del nostro Artista sempre iconoclasta ( si vedano le sue struggenti Crocifissioni), controcorrente(pecora nera), impegnato civilmente(tutta la serie Homo Faber e le bombe viste iconicamente e simbolicamente come minaccia potenziale e allo stesso tempo anfora formale ). Non potevo esprimere diversamente il mio amore per l’azzurro che con questa poesia dedicata a Gaetano:

AZZURRO a Gaetano Orazio

Azzurro fermo nell’azzurro
Mentre intorno schiumano
Gli ultimi bagliori dell’Autunno
Ma in sé ogni uomo
E’ un tremore d’acqua
Che si specchia nell’acqua
Sognando d’essere puro e vivo tra cielo e terra
Un briciolo di grazia
Sopravvissuto al vortice della vita
Un’onda di visioni e di senso
Con l’anima bagnata d’azzurro.

Altro elemento importante nei quadri di Orazio è la scrittura che qua e là compare ad accompagnare delle figure, a sottolineare che a volte l’immagine non basta, ( come nel bellissimo quadro del 2007 Io dipingo…in cui i versi finali dipinti sul quadro dicono:” solo così la ragione/del mio respiro/non rimane solo polvere”), altre volte impressa come traccia progettuale del quadro, altre ancora come aforisma poetico di accompagnamento e didascalia dell’opera. E non è un caso che Gaetano Orazio è presente con due suoi splendidi lavori nel progetto (www.taccuinidartista.it e www.poetrybox.it).

Eppure Gaetano è nonostante tutta la sua sensibilità umana e poetica, il suo pensiero profondo, un grandissimo Homo Faber (titolo anche di una sua mostra), in quanto l’elemento artigianale del lavoro, costruire e del togliere, dell’aggiungere e del limare, del progettare e realizzare, del saldare e dell’estrarre bellezza da ogni materia Gaetano ce l’ha nel sangue. Il senso del lavoro e della fatica celebrato in molti suoi quadri e conservati scrupolosamente in enormi bobine di carta o di tele arrotolate, quasi a non dimenticare il quotidiano dolore e la quotidiana ricerca di bellezza che lo ha accompagnato per una vita. Sua condanna ma anche la sua e nostra redenzione.

Di quest’esperienza restano innumerevoli opere, disegni e taccuini d’artista. E non è un caso che per suo Atelier (il suo campo di girasoli), abbia scelto un ex capannone industriale dove creare e incontrare i suoi sogni, azzerando ogni distanza tra pubblico e mondo dell’arte, in attesa che un pettirosso entri dalla finestra o che una salamandra venga a fargli visita, e non un cenacolo di intellettuali Bohémiens o uno dei tanti salotti delle conventicole di pittori mediocri, frustati, e ossessionati solo dall’immagine e strategie di marketing.

La Reverie transazionale, che lui chiama semplicemente dormiveglia…aurorale e sonnambolica (il sogno ad occhi aperti e andamento inconscio), è un’altra cifra stilistica e poetica di Gaetano Orazio, che ha un atteggiamento verso l’opera di ascolto e memoria, che unita ad un atteggiamento creativo aptico e infusorio fa delle sue opere delle piattaforme alchemiche sognanti, matrici di gesti e di emozioni, fogli relazionali su cui si depositano i riverberi e le illuminazioni dei segni e dei sogni dell’Artista, tracce di allucinazioni e presenze magiche(l’Angelo; la croce; centauri, salamandre, agnello sacrificale e guardie del corpo).
Non si farebbe giustizia alla sua Arte, se non si facesse accenno alle Installazioni e Performance di Gaetano Orazio.

E Vorrei ricordarne almeno “I Manichini” (Installazione) un chiaro omaggio ai sette savi di Melotti e “Lacrime” emblema delle Crocefissioni, e per le performance “Cera l’acca” svoltasi a Imola e “Scene da un Salone di Bellezza a Villa Greppi” a Monticello Brianza, in cui l’artista opera l’azzeramento da un lato dei rituali e luoghi dell’Arte, a dall’altra del pubblico inteso come spettatore, innestando un’idea di co-generatore e attore attivo dell’atto CreAttivo. Non male per un Artista che ha dichiarato: ”Sogno spesso di accompagnare Van Gogh a dipingere e io sono quello che porta i colori”.

Donato Di Poce – Milano, Dicembre, 2015