Stefania Sergi – Libri d’Artista e oltre

Il libro prima ancora d’essere
Un un’idea scolpita nel cuore
Era un nido di sensi e di visioni
Che fluttuavano nell’anima
Donato Di Poce

Prima di parlare del lavoro artistico di Stefania Sergi relativamente ai suoi libri-scultura, ( che in un inconscio refuso dattiloscritto era diventato libro-sutura) è opportuna un accenno alla storia del Libro d’artista, declinato poi in libro-oggetto, prima e libro- scultura poi come nel caso di Stefania.

Se l’americano Ed Ruscha, che creò il pilastro della storia del libro d’artista: Twentysix Gasoline Stations, si contende con George Maciunas il focus Americano su questo media artistico, noi Italiani non possiamo fare a meno di pensare al “Depero futurista” meglio noto col nome di “Libro bullonato” come i Francesi sottolineano l’importanza di un libro come “Jazz” di Henri Matisse che l’artista si è disegnato e costruito da solo.

Certo è che dopo i libri trasgressivi dell’avanguardia russa degli anni Venti, i libri futuristi le esperienze di varie artiste, autrici di pagine verbo-visuali e pagine-oggetto, e dopo il libro tattile di Marcel Duchamp del 1947, sembra che il silenzio sia calato su questo tipo di sperimentazioni delle avanguardie artistiche del ‘900.

E’ soltanto negli anni Sessanta-Settanta che riappare il “libro d’artista”, ma l’attenzione si sposta sempre piu’ verso scatole, teche, contenitori, e a questa vasta tipologia aderiscono gruppi come Fluxus, Pop Art, Arte Povera, Concettuale, Scrittura visuale ecc. Alla parola scritta subentrano l’arte verbo-visuale e la poesia visiva e gli artisti pongono in relazione la parola, l’immagine e l’oggetto. Sostituiscono il testo con materiali vari (carte, cartoni, ferro, legno, vetro, cere ecc.), e nasce così una nuova comunicazione con linguaggi diversi, grafici e materici, opere verbo visive, “Taccuini d’Artista” e “Poetry Box”( vedi www.taccuinidartista.it).

Un atto creativo che produce relazioni, contatti, poesia totale. L’artista interpreta il proprio libro e vi trasferisce pensieri, interrogativi, riflessioni con la forza della materia, con la plasticità della struttura, con la diversità della forma, con la sensibilità del segno, del colore, dei materiali, dando vita ad una poetica che mette in discussione la scrittura a favore di elementi non convenzionali proposti/imposti con l’”alfabeto del visivo” e di particolari caratteristiche in grado di documentare un differente e nuovo comportamento estetico.

Dagli anni Novanta in poi c’è stata una rinascita del libro d’artista, dopo la pausa degli anni Ottanta. Finita quella stagione, il libro è tornato ad essere una presenza costante nel lavoro degli artisti. Si introducono le nuove tecnologie, la possibilità di lavorare a un libro in modo autonomo, in modo assolutamente indipendente rispetto a prima. L’artista è ora in grado di pensarlo, disegnarlo, stamparlo, costruirlo, scolpirlo…

E arriviamo così al lavoro recente di Stefania Sergi, scultrice e performer di origini Sarde ma residente da anni dopo un’esperienza tedesca ad Arezzo. Ecco spiegate forse le origini artistiche e la sua fusione di arcaico, espressionismo, mito rinascimentale, poesia che caratterizza la sua opera scultorea(citiamo su tutte le opere Incantos e Legami Slegami) e in particolare i suoi innovativi e poetici libri-scultura.

A cominciare dai titoli, ( libro inchiodato; libro sfogliato; libro rilegato; libro semi-nato etc…) Stefania svela le sue doti poetiche(è anche autrice di tre libri di poesia) e la sua passione per l’oggetto libro. Non più vissuto o interpretato tipograficamente o concettualmente, ma nelle sue mani il libro diventa il vero oggetto e soggetto artistico, li libro viene pensato, plasmato e scolpito con le sue mani, eppure diventa un medium artistico e concettuale formidabile.
Ogni suo lavoro a tema, diventa riduttivo chiamarlo scultura e diventa riduttivo chiamarlo libro, in quanto è un nucleo semantico e una matrice significante, una scatola magica di messaggi, emozioni, idee. Sono dei libri-sutura tra un mondo ferito e una bellezza inconclusa, un ponte dialettico per legàmi d’amore, un messaggio ecologico per una cultura e un mondo ecosostenibili. Un ritorno all’uomo, ai suoi gesti primari(accarezzare, plasmare, legare), una danza della leggerezza ritrovata nel cuore ma scolpita nella materia, quasi a sottolinearne il desiderio d’eternità il desiderio d’incanto.

Il suo mondo poetico è fatto di legàmi, di fili che annodano e legano visioni e le intricate pagine della vita, a volte inchiodate alle loro responsabilità altre volte consegnate alla leggerezza di un gesto di semina, di annotazioni di legami con il sacro. Infatti spesso nei suoi lavori di legno o di bronzo, compare una patina bianca, quasi fosse una nevicata d’incanto o un respiro d’eternità che si posa sulle pagine e sulle cose…

L’opera dal titolo libro aperto, è una tavola di nuovi alfabeti possibili e aniconici, in cui i segni tracciano relazioni con macchie di colore, sembra più un reperto archeologico del futuro che una pagina Mesopotamica o Egizia, che ricorda esiti simili di un’altra grande protagonista del libro-scultura come Fernanda Fedi.

Un’altra opera che colpisce per le sue caratteristiche mitologiche e ironiche insieme è Libro Facebook, in cui tra le pagine del libro semiaperto si scorge una maschera Nuragica con chiodi fermacapelli dall’atteggiamento ieratico e sornione insieme.

Scolpire il libro (pezzi unici e irripetibili), diventa per Stefania Sergi(come in Fernanda Fedi e Carmela Corsitto, Oki Izumi) esperienza creAttiva totale, progettuale e creativa insieme, operazione concettuale e manipolatoria, estatica e simbolica in cui la materia diventa la trama di nuovi significati, il tramite di nuovi messaggi evocativi, il mantra di un tessuto estetico aptico che va oltre le esperienze tattili dei libri oggetto e di certo manierismo verbo-visivo di troppi epigoni delle avanguardie.

Nasce da queste opere una poetica del libro come casa-natura, come nido esistenziale, di struggente poesia e immediata empatia. Sono libri da non leggere, ma da abitare, da toccare, accarezzare e custodire nel giardino dell’anima. La sua operazione estetica non è di elaborazione-manipolazione di opere preesistenti, che ha occupato gran parte delle esperienze di molti artisti dagli anni 60 agli anni 80, né tantomeno la negazione del paradigma classico della scrittura ( libri illeggibili di Munari o i libri cancellati di Isgrò), ma creAzione poetiche ex-novo, rimandi al suo nodo poetico da sciogliere insieme e catturare forse il sogno poetico della parola di farsi forma, corpo vivo dell’eterno, da inchiodare alle pagine fluttuanti della realtà e ricordarci che il libro oltre a parole e immagini, ha in sé il dono della poesia, e con una poesia dedicata a uno dei suoi libri scolpiti ci congediamo…e vi lasciamo al suo incanto…

SEMI-NATO
per Stefania Sergi

Amo quei momenti in cui
Pensare di non pensare
Significa pensare
Entrare in un’oasi di silenzio
Che porta senso e dissenso.
Amo quei momenti in cui
I gesti intrecciano legami d’amore
E le tracce di un respiro
Portano a leggere un libro Semi- Nato
E la parola abbraccia un segno
E la materia si fa visione.
Amo quei momenti di quasi vuoto
Che diventano una vertigine
In cui la danza della vita
Ci parla ancora di pagine innamorate
Di un respiro incompiuto
E una traccia di futura vita.

Donato Di Poce – Milano 11.02.2015